giovedì, novembre 30, 2006

Capitolo XLVI - La Febbre Del Venerdì Sera

Mi sono venuti a prendere in ritardo.
Arriviamo in questa discoteca. Sono tutti stranamente contenti di vedermi. Una volta dentro mi rendo conto che il posto più decadente abbia mai visitato. In pratica ci sono luci blu ovunque, gente che fuma, irriguardosa del divieto, e divanetti in pelle bianca. I tavoli sono squadrati e sopra ci sono già appoggiati numerosi bicchieri semivuoti. Noi siamo in una trentina e ci hanno riservato due tavoli. Evviva. La musica che riecheggia cerco subito di farmela scivolare addosso; per la riuscita di quest’operazione è necessario andare al banco alcolici. Chiedo un Midori Sour, e incredibilmente la barista non mi domanda cosa sia, ma me lo prepara; come se non bastasse mi fa un sorriso e chiede anche se “va bene”. Questo posto è bellissimo.
In meno di mezz’ora ballo anche io. La gente del mio corso è tutta completamente ubriaca. Non gira cocaina, il che è una bella sorpresa. La situazione può essere sintetizzata efficacemente con l’espressione: tutti si fanno tutti.
Davide che è meno ubriaco della media mi racconta una vicenda grottesca.
In pratica lui si è mollato con la ragazza, che abita a Taranto, e che la prossima settimana compie 18 anni. Il problema è che la nonna della sua ex-ragazza, abita in provincia di Milano, e gli vuole affidare il regalo di compleanno, per evitare di spedirlo, che non si fida. La nonna ha estratto tutte le foto della nipotina e parlato con Davide per circa 3 ore di quanto sono belli insieme.
Lei l’ha mollato, per mettersi con un altro. Per inciso, mi ha anche raccontato che la nonna voleva chiamare l’adorata ragazza, ma lui ha detto che era a scuola guida. La nonna insospettita ha chiesto come mai alle 22 dovesse essere a scuola guida.”Sono gli orari che le permettono di studiare”, ha risposto. Insomma è uscito indenne, almeno fisicamente dalla serata, ma con un enorme vestito da portare fino a Taranto la prossima settimana. La nonna era cuoca, ha fatto saltare i ravioli con la fiamma e altre cose così. Almeno ha mangiato bene.
Ad un certo punto arriva un tizio che non ho mai visto e mi offre un sorso della sua bibita, non capisco perché, ma lui mi pare convinto, accetto. Scambiamo due chiacchiere informali e stop, se ne va. Non sono abituato a scene di questo tipo. Francesco, che è uno dei miei migliori amici milanesi mi porta in bagno per parlare della situazione.
- Oh, hai visto l’Alice?
- Chi è l’Alice?
- E’ quella in minigonna e stivali.
- Ci saranno almeno 12 tizie vestite così, e solo nel nostro gruppo.
- Dai è quella con il top nero.
- Eh.
- Beh, m’ha chiesto se domani usciamo a prendere qualcosa da bere insieme.
- Buono, bravo. Era in pieno controllo delle sue facoltà?
- Penso di sì, ma non è molto importante, basta che si ricordi.

Usciamo dal bagno, e l’Alice sta baciando un altro, io guardo Francesco e lui mi liquida con un’alzata di spalle, poi sorride e fa: “spero domani si ricordi dell’uscita”.
Si sono formate almeno una decina di coppie, alcune anche intercambiabili. Non credo che gli uni si ricorderanno degli altri. C’è una tizia che mi si mette a ballare di fianco, sicuramente fa ancora le superiori. Mi chiede se faccio la Bocconi.
- Sì, perché?
- E’ pieno di bocconiani stasera!
- Eh cazzo, mi dispiace.
- A me no! A me piacciono.
- Tutti indistintamente?
- Cioè?
- Fa lo stesso.
- Che anno fai?
- Il secondo. Tu?
- Faccio la quinta al Parini.
- Beh, avrei detto più piccola.
- Ti va se andiamo a fare un giro?

Questa frase suona angosciante.
- Boh ok.

Torno mezz’ora dopo. Francesco mi ferma e mi chiede se andiamo a casa, e se può dormire da me, che lui abita fuori. In effetti è abbastanza tardi e domani devo studiare.
Salutiamo tutti e usciamo ad aspettare un taxi. Mi sono anche divertito stasera, e pare che stia simpatico ad un po’ di persone, finalmente.
- Marcello, chi era la tipa?
- Una del Parini.
- Ah, che classe?
- La quinta.
- Ma quinta Ginnasio o terza Liceo?
- Oh cazzo.

venerdì, novembre 24, 2006

Capitolo XLV - Cinese Express

E’ tardi ormai e devo uscire di casa. E’ ancora buio e piovono foglie. Sottili si annidano nelle pieghe della giacca. Fa freddo, ma avendo lasciato i guanti a Modena, dovrò farne a meno. Quarantacinque minuti dopo sono in aula, intanto è sorto il sole. Quest’anno grazie all’estrazione della classe, posso ricominciare da capo. Alcuni vecchi amici sono rimasti, altri si sono rapidamente aggiunti. Ormai è venerdì, ed è già stato tutto organizzato. Stasera si ritrova più o meno tutta la classe, e con grande sorpresa sono stato invitato, d’accordo, hanno invitato tutti, però a me hanno anche dato luogo e orario personalmente. Non mi ricordo nessuno dei due, ma tanto mi devono passare a prendere, non è un mio problema. Stasera devo costringermi oltre che a fare amicizia, a non risultare pedante su discussioni musicali o cinematografiche, altrimenti mi brucio la seconda classe in due anni.
Ieri sera avevo fame e come al solito il frigo era vuoto. Mi sono incamminato per la strada che porta alla rosticceria cinese. Era la prima volta che entravo nel locale: pur abitando relativamente vicino, non avevo mai fatto caso alla sua presenza. Entro per ordinare un riso alla cantonese e un pollo fritto. Sono l’unico cliente nel locale, a parte un tizio che mangia, da solo, in un angolo. La cameriera si alza e mi da il menù, penso se prendere o meno i ravioli, alla fine li evito. Pago in tutto meno di 5 euro, e la cosa mi sembra sospetta. Noto che la tizia fissa di fianco a me un oggetto non specificato. Mi volto e metto a fuoco la tv. C’è una specie di b-movie cinese, sottotitolato in cinese. La trama non l’ho capita, ma il succo è che c’è una principessa che è contesa da due samurai. Prima di sfidarsi a duello la principessa, non ho capito se si sacrifica o meno, sceglie uno dei due. Quello con la barba. La barba è una tipica barba cinese, di quelle liscissime e curate, con i baffetti lunghi e sottili. I costumi sembrano quelli dei Power Rangers, ma riciclati. Chiunque abbia vissuto la sua fanciullezza negli anni 90 sa chi o cosa sono i Power Rangers, nel tal caso potete saltare il prossimo periodo.
I Power Rangers sono una specie di super eroi, una squadra di ragazzi che guidano dei robot, e hanno altri poteri, tipo che prendono a calci i cattivi in un punto preciso e questi scompaiono senza versare una goccia di sangue; tra le doti più incredibili dei Power Rangers si ricordano l’agilità e la forza, ma soprattutto il riuscire a indossare dei costumini aderentissimi in licra di colori sgargianti.
I costumi dei samurai erano appunto sgargianti, pomposissimi, e loro erano pure truccati. Non so se esistano i samurai anche in Cina, o siano una prerogativa esclusivamente giapponese, in ogni caso, in quel film c’erano, evidentemente non era una fedele ricostruzione storica. Alle spalle la scenografia sembrava costruita con avanzi di altri b-movie, travi inchiodate ad altre, teloni, vernici scolorite.
Ho pagato e ritirato il cibo. Sono tornato a casa e mangiato di soprassalto, per vedere la tv, e ho pensato a come mi sarei dovuto comportare stasera. Ci sto ancora pensando.

giovedì, novembre 09, 2006

Capitolo XLIV - Dagli R.E.M. Ai La Quiete In Alcuni Passaggi

La mattina dopo Lasko è andato a prendere Lucia e Gianluca ha portato Charlotte a fare un giro per la città. Le casse di casa mia diffondono uno dei tanti best of degli R.E.M. (si legge ar.i.m.) quello più commerciale. In effetti ho anche quello dei loro primi anni, sotto Irs, ma oggi non avevo voglia di sentirlo. Di singoli buoni gli R.E.M. ne hanno stampanti davvero diversi, escludendo Losing My Religion che la conoscono anche i sassi, ci si trova comunque ad ascoltare un bel disco. Ovviamente non fosse un best of sarebbe minimo minimo un disco da 9/10. In realtà ho più o meno tutti i dischi degli R.E.M. a casa, però in vinile. Tutti tutti no. Diciamo i più celebri. New Adventures In Hi-Fi, Out Of Time, Murmur e un paio d’altri. Sono nella collezione di Lasko. Non se li è portati con se a Roma perché il giradischi l’ha lasciato qui. La cosa in realtà penso fosse anche studiata per far sì che li ascoltasse Gianluca, ma poi lui è stato portato in collegio e il piano si è dovuto scontrare con la dura realtà. Tra i vecchi vinili ho notato alcune cose interessanti. Ci sono ovviamente i Nirvana, tutti e tre i dischi, Screamadelica, The Stone Roses, Definetly Maybe, qualcosina dei Blur, Ten dei Pearl Jam, Pixies e due o tre lavori dei Sonic Youth, nell’ultimo spazio quei quattro o cinque dischi degli R.E.M.. Non è propriamente una collezione di dischi che si può definire attuale, ma va detto che qui sono rimasti solo i vinili comprati nel periodo del liceo. E sono davvero pochi. In pratica mio fratello si è fermato all’arrivo dei Radiohead, li conosce ma non si è mai messo ad ascoltarli, troppe complicazioni. In effetti parla da qualche giorno con uno di quei malati che hanno tutte le b-sides, tutti i concerti in dvd fatti in casa, tutti i demo, ovviamente tutti i dischi. Ieri io e lui ne stavamo parlando, ho cercato di costringerlo ad ascoltare almeno qualcosa, ma mi ha detto che ormai ha staccato con la musica, non ha tempo, non ha voglia, non ha energie. Mi sono domandato se fosse possibile davvero, non ascoltare niente, o tenere fissa la radio, senza avere una preferenza. Evidentemente si può, perché basta guardarsi intorno, sono uno dei pochi che cambia la stazione se c’è un pezzo che non mi piace, sono uno dei pochi che fa i commenti sulle canzoni che sente, sono uno dei pochi che preferisce ascoltare i dischi invece che la radio. Ho rotto l’ipod due giorni fa e ho riscoperto la bellezza di un disco, senza dover necessariamente passare da una canzone all’altra. I dischi hanno un ordine prestabilito, che è importante. Ascoltare un lp è come guardare un film. Voi lo guardereste un film saltando da una scena ad un’altra senza seguire l’ordine cronologico? Cosa rimarrebbe? Un cumulo di nozioni, di piccole scene scollegate tra loro. Non rimarrebbe niente del film. Un disco è semplicemente un film sonoro. Non necessariamente racconta una storia, porta solo all’ascoltatore emozioni. Ovviamente è un “solo” con grande significato. I dischi cambiano la vita. Molto di più di quanto la gente pensi. Mi ricordo che a 15 anni ascoltavo gli Oasis, poi Jeff Buckley. Da lì il salto fu grande e conobbi per la prima volta i Radiohead. Poi tutto il mondo dell’Indie. Tornato indietro e studiato per bene il periodo ’77-’89 e ripescato i dischi più importanti degli anni ’90. Ho avuto un breve periodo anni ’70. Fondamentalmente non ho mai apprezzato i Pink Floyd, ma mi sono scontrato con tutto il resto della critica musicale. Mi sono piegato e alla fine ho riascoltato i dischi per la decima volta. Qualcosa di buono c’ho trovato, ma non affogato in un mare di delay. Us & Them è uno dei pochi pezzi di The Dark Side Of The Moon che mi ha colpito, uno dei pochi dove la forma non supera la sostanza. Wish You Were Here è invece un disco manieristico, però indubbiamente bello. L’unico disco che mi è sempre piaciuto è il primo: The Piper At The Gates Of Dawn. C’era ancora Barrett, il disco era in pratica progressive. A me il progressive fa schifo, quel disco invece no. Forse perché non è progressive, ci stavo pensando in questi giorni. In ogni caso, andato via Barrett si è persa la vera ricerca del nuovo, e con il povero Syd per me sono morti i veri Pink Floyd. Gli altri sono manieristi eccezionalmente bravi, ma sempre manieristi. Finito quel periodo mi sono buttato sulle cose urlate. Hopesfall per primi, con The Satellite Years, poi di seguito Envy, Daitro, etc, tutta roba scraemo. Poi un giorno un mio amico mi ha fatto un nome. La Quiete. Da allora sono cambiati un po’ i miei gusti, e un po’ io. Pochi giorni prima di tornare a Modena ero andato a vedere il concerto al Leonkavallo. C’era gente che pogava sul palco. Un palco rialzato da terra di 5 cm. su cui poggiavano gli amplificatori e un quantitativo imbarazzante di persone. I La Quiete sono stati costretti a ripetere due pezzi già suonati, in effetti non avevano più brani per l’encore, ma la gente non l’ha accettata come scusa. C’erano un sacco di belle ragazze, e anche loro urlavano come il cantante, e come in pratica tutto il pubblico. Ero lì con alcuni amici. Speravo di trovare gente della mia università, ovviamente non c’era. Risuonavano chitarre che eseguivano riff avvolgenti, il basso pulsava dentro la cassa toracica di ognuna delle persone che giaceva nella stanza, perché sì, era una stanza la location del concerto. Il batterista ricoperto di sudore era sfrenato, la maglietta bianca ormai gli era aderente al petto e aveva disegnate chiazze più scure affiancate da brevi porzioni di stoffa intonsa. Il cantante era in mezzo al pubblico, a dire la verità, il pubblico intorno a lui, e urlava a squarcia gola, quasi cercasse di far arrivare il messaggio a quante più persone era possibile. A me il messaggio è arrivato, questo è sicuro.

venerdì, novembre 03, 2006

Capitolo XLIII - Uomini & Donne

Io sono di là che mi preparo un caffè. Entra in cucina Charlotte e mi chiede se lo può prendere anche lei. Io la guardo: “beh, sì”.
- Non ci siamo ancora presentati no?
- Beh, ma fa lo stesso, tanto ti conosco, e suppongo tu sappia chi sono no?
- Sì sì, vi volevo ringraziare per l’ospitalità, siete davvero gentilissimi, non vedevo Gianluca da mesi ormai.
- Figurati. Quanto zucchero?
- Un cucchiaino.
Mentre io preparo il caffé lei prende il telecomando e accende, poi cerca l’approvazione, non si vuole sentire prevaricatrice. Le faccio un gesto con la testa. Mette Canale 5.
Ci sono dei tizi seduti e delle tizie sedute. Le sedie sono diverse. Alcune rosse, per i tizi. Le altre rosse per le tizie. Ehm, cioè alcune sono delle poltrone, altre semplici sedie. E’ chiaro spero. I ragazzi hanno camicie aperte, mentre le signorine sono tutte tirate a lucido. Io guardo Charlotte.
- Beh che c’è?
- Che cazzo è sta roba?
- Uomini & Donne!
- E che cazzo è?
- Beh è una specie di reality.
- Ne sentivo la mancanza, grazie a Dio ora c’è.
- Shhhh.
C’è uno dei “camicia aperta” che parla animosamente con una ragazza.
Leggo i sottotitoli che scorrono. Fernando discute dopo l’esterna con Sara.
Chiedo delucidazioni.
- Ma come funziona questa cosa?
- C’è Fernando che deve scegliere la sua fidanzata.
- Ah, quindi queste tizie lo stanno corteggiando?
- Sì, per conoscersi meglio fanno le uscite in esterna.
- E perché urlano tra di loro?
- Perché Fernando se ne approfitta e se le fa tutte.
- Ah.
Dopo 20 minuti so già tutto. Fernando deve scegliere una ragazza e la favorita ormai è chiaramente Sara. La signora Daniela gli dice che si comporta male e Sara si sta incazzando. Si incazza perché Fernando ha passato la notte con un’altra, “è una mancanza di rispetto” dice.
Ha ragione, cazzo! Come può sto tizio piacere ad una ragazza così fine? Questo se le passa tutte e continua a trovare scuse, deve scegliere.
Il pubblico urla, no beh, non tutto, in particolare la signora Daniela. Solo la signora Daniela.
Maria de Filippi media. E’ impossibile mediare, davvero. In pratica è una litigata registrata che dura per ore. E’ una litigata multipla, nel senso che da un momento all’altro altre persone si inseriscono nella contesa, così, a gratis.
Sara ora sta dicendo che non si può comportare così, che lei non è il suo pupazzo, poi si alza e se ne va. Fernando allora delinea una frase epica: “Maria, io nella mia vita ho perso tutte le ragazze giuste, stavolta non voglio ripetere l’errore”. Esce e insegue Sara, che in effetti è notevole. Occhi verdi e capelli scuri, lineamenti puliti, si sa anche vestire. Quindi Sara, torna. A questo punto si incazza un’altra. Si mette a piangere e fa tutta una scenata terribile. “E io chi sono? Sono una qualsiasi?”. Mi sta logorando la cosa. Charlotte è invece attentissima. Parlano tutti con accento romano fortissimo. La signora Daniela urla. Ci sono bellissime ragazze, tra le corteggiatrici. Oh cazzo. La signora Daniela si è alzata e aggredisce verbalmente Fernando. Non si passa alle vie fisiche davvero per poco. Fernando seppur gonfiato e muscoloso temo le prenderebbe le botte dalla signora Daniela. La signora Daniela ha una stazza non invidiabile. Maria de Filippi calma le acque.
La schizofrenia prende il sopravvento. C’è gente che urla ovunque. Si decidono le esterne, e si eliminano le ragazze. Improvvisamente si calma tutto. Per un minuto. Ora quelle che non sono state chiamate in esterna si incazzano. Ah sì, non ho detto che non c’è solo Fernando. Ci sono anche Cristiano e Glauco. Però mi concentro solo su di lui perché secondo me Fernando è il più vero. Non so cosa voglia dire questo, ma se tutto il pubblico lì presente, ad assistere, continua a ripeterlo, non posso fare altro che associarmi. C’è anche una ragazza oggettivamente bellissima, che però è una vipera. Si chiama “Carina”. Ho capito così. E’ la peggior vipera abbia mai visto. Sarebbe in grado di rinfacciare qualcosa a Gandhi. Oltre a Carina c’è un altro ragazzo più maturo che da i consigli. Ha un maglione appariscente scollato. Si vedono tutti i peli. Non è bello, vorrei dirglielo.
- Hai visto che alla fine porta in esterna Sara, che ti avevo detto? Si vede che gli piace.
- Ma Sara non se n’era andata?
- Sì, ma poi l’ha chiamata dentro di nuovo, perché è cotto.
- Ma Charlotte, ma questo programma ora è finito?
- Sì in pratica sì.
- C’è domani?
- Sì sì, c’è tutti i giorni dalle 15 alle 16.
- Ricordamelo, che voglio sapere come va a finire.
- Sceglie Sara.
- Speriamo!
Ormai il caffé si è raffreddato, e fa schifo. Scende lento giù dallo scarico del lavandino. Insieme alla mia coscienza.