martedì, settembre 25, 2007

Capitolo LXX - Progetto Per Il Perfezionamento Dell'Uomo

La cena in famiglia è una di quelle cose che eviterei volentieri, sempre. La disposizione scelta per stasera è a dir poco sconveniente. Ogni ragazza di fronte al suo uomo. Il fatto è che questo genere di nefandezze sono comuni a casa mia, e non riesco mai a oppormi. Avrei dovuto impuntarmi su un tavolo rotondo invece di accettare passivamente questo rettangolare. Non so se il problema si sarebbe risolto, ma il tavolo sarebbe stato più signorile credo. Tutto quello che ha preparato Lucia è buono. Non mangiavamo così da giorni. Io e Martina non ci siamo scambiati che un paio di parole di cortesia e poco altro, non mi ha chiesto nemmeno il sale. Tutti lo stanno notando e la cosa non fa che aumentare l'aspettativa per la prossima conversazione. Restiamo in silenzio per tutto il tempo, decisi come siamo, a farci compatire. Charlotte e Gianluca invece sembrano decisamente a loro agio. Lei è la principessa della serata. Gianluca non fa altro che da spalla al mattatore. La svizzera racconta di tutti i suoi ridicoli trascorsi di gioventù, poco particolari, ma davvero tanto divertenti dopo la sua rielaborazione. Mi ha colpito in particolar modo la narrazione dell'incontro con sua nonna in aeroporto. Io ero presente e non mi ricordavo potesse risultare così comico. Sento la necessità di interrompere questa cena con una sigaretta, da noi si fuma solo sul balcone. Lasko mi raggiunge, suppongo per dirmi qualche frase fatta.

- Non ci sei molto portato eh?
- Per cosa?
- Per vivere intendo.

Avevo ragione, avevo proprio ragione. Non pensavo guardasse ancora Anime, non alla sua età almeno.

- Senti, che ci devo fare? L'ho chiamata, ma non sento di doverle dire niente.
- Ma non vuoi dirle niente o non sai cosa dirle?
- Entrambe le cose.
- E' scortese invitare qualcuno e non parlargli, no?
- Ho fatto cose molto più scortesi. Ti ricordi quella volta ad Harrods?
- Quando sei passato involontariamente davanti ad una signora che scattava fotografie a quella sorta di mausoleo in memoria di Dodi e Diana?
- Beh, non era involontariamente.
- Ok, forse quello era un comportamento più scortese, ma questo è decisamente più stupido.
- Non so che farci, stasera va così.
- Parlale.
- Quando?
- Ora.

Si allontana, e nell'esatto istante in cui lui rientra, vedo spuntare la chioma di Martina. A questo punto accendo la sigaretta, così almeno avrò modo di fare qualcosa mentre fingerò di ascoltarla. Lei come al solito allunga la mano nel pacchetto di marlboro light e ne prende una. Non me le ha mai chieste, se non proprio agli inizi: la forza dell'abitudine. Solo lei non ha mai avuto bisogno di chiedere o spiegare, ci conosciamo, e basta a entrambi.

- Perchè non mi parli stasera?
- Perchè tutti sono curiosi di sapere cosa ti dirò.
- Tutti sono curiosi anche di sapere cosa ti risponderò.
- Infatti non mi rispondi.
- Non domandi.
- Senti, non voglio annoiarti, non credo ci sia molto da dire, non ho novità di rilievo e non mi interessano le tue.
- Perchè mi hai invitato?
- Perchè hanno insistito gli altri.
- Non sei il tipo da invitare qualcuno ad una cena del genere solo perchè è una scelta caldeggiata da altri.
- Beh volevo dividere il supplizio con qualcuno e ho pensato fossi la più meritevole.

Le strappo un sorriso, poi riattacco.

- Lo sai anche tu qual è il motivo.
- Ero l'unica che potessi chiamare.
- No, eri l'unica che volessi chiamare.

Mi da un bacio sulla guancia e se ne va. Ha finito la sigaretta prima di me, io parlo troppo.

domenica, settembre 16, 2007

Capitolo LXIX - Back In The Mo.De.Na.

La chiave gira, si sente il rumore Lasko apre e io spengo in contemporanea lo stereo. Lucia è con lui e mi saluta subito anche se ci siamo visti solo una decina di volte. Le chiedo com'è andato il viaggio, risponde che prepara il pranzo.

- Prepara anche per Gianluca e Charlotte.

Lasko non si cura di dirle altro, lei non chiede nemmeno chi sia Charlotte, magari è stato già accennato; non posso saperlo.
Mentre prepara Lucia cerca di scambiare qualche parola, mi trova cortese e, come al solito, parlo volentieri dei fatti miei.

- Tu ti sei fidanzato?
- No, io sono ancora sano.
- Lasko mi parlava di una certa Martina...
- Non è una situazione ottima, diciamo così.
- La vuoi portare stasera?
- Dove?
- Qui a cena! Così saremo 3 donne e 3 uomini, è meglio no?
- Non le darà però l'idea di una sorta di cena di famiglia?
- Alle ragazze ste cose piacciono.
- Non a Martina.
- Chiamala, credimi.

Io non le credo tanto, però passare la serata da solo è la cosa peggiore che mi possa capitare, voglio dire, apparirei come l'unico che non ha uno straccio di ragazza. E' una questione di orgoglio. Ho mandato infatti un sms all'interessata, credo confermerà, ma tra qualche ora.
Gianluca e Charlotte arrivano con un ritardo ingiustificabile e finalmente possiamo mangiare. Il telecomando è in mano alla giovane svizzera, a "Uomini & Donne" non si comanda, si tiene quello come sottofondo, ed è già una concessione parlare.

- Quel tipo è gay.
- Chi?
- Quello sul trono.
- Ma se lo corteggiano tutte le tizie?
Grave errore di Gianluca, si è fregato con le sue mani. Ora Charlotte andrà all'attacco.
- Che poi cosa c'è di male nel dire che è gay? Cioè, è un insulto? Perchè penalizzeresti qualcuno solo per il suo orientamento sessuale?
- L'ho detto per dire, nel senso che è effemminato e le tizie è inutile si affannino a cercare di conquistare un tizio che è lì solo per farsi notare e lavorare in tv.
- Come fai a dire che non ha sentimenti? Perchè tu sì e lui no?
- Perchè io sono una persona normale che non va a "Uomini & Donne".
- Perchè sei brutto...
- Brutto? Cioè una persona deve essere corteggiata solo se è bella?
- Sei tu che non ci vuoi andare a "Uomini & Donne"...

E' uno spettacolo. Noi tre li guardiamo e ci divertiamo a prevedere lo svolgimento del discorso, tutte le pieghe, tutti i botta e risposta.
Suona il cellulare. Tutti mi guardano. E' Martina. Accetta l'invito.

- E toglietevi quel sorriso del cazzo dalla faccia...

domenica, settembre 02, 2007

Capitolo LXVIII - Il Calcetto Insaponato & Altre Storie

Sono giorni che mi trascino da parte a parte. Dal letto alla sedia davanti al computer, sto alcuni minuti lì, a fissare lo schermo, le braccia che cadono sulla scrivania. L'odore che giunge alle narici è quello delle sigarette consumate la sera prima, poche per fortuna. Quando è al pomeriggio che devo andare a lezione non pranzo quasi mai, il che può essere normale, considerato che mi alzo alle 11. Prendo il tram e per 20 minuti cerco di scovare nuove scritte oscene. Ci sono più numeri di telefono sui tram che sulle pagine gialle. Dopo essere arrivato all'università, come consuetudine mi assalgono dei crampi allo stomaco degni di un maratoneta, e mi infilo in qualche buco per addentare un panino o una pizzetta. Oltre ai corsi normali ho pensato di seguirno uno integrativo, di giapponese. In realtà non so ancora nulla del corso, deve ancora inziare, però sono già preoccupato. Poco tempo fa guardavo una puntata di Death Note in lingua originale con i sottotitoli in italiano; non parlerò di quanto è bello quest'anime, lo userò solo come Stele di Rosetta per il mio giapponese. Ora, a parte che una parola ogni tanto sembra essere decisamente inglese, quello che posso asserire senza dubbio è che temo di essermi imbarcato in una cosa più grande di me. In Giappone, invece di fare lo spelling dei nomi attraverso le lettere, indicano gli ideogrammi con i quali si scrivono. Ora è chiaro che questa è una cosa che apparentemente non risulta un ostacolo invalicabile, ma se un giapponese mi dovesse dire che il suo nome si scrive con gli ideogrammi del sole, del mare e del monte, beh, io rimarrei un attimo attonito. Non cercate di sapere quali sono gli ideogrammi citati e come possono essere combinati insieme, ho fatto un esempio, completamente a caso. Ero indeciso sul seguire anche un corso integrativo di cucina, ho abbandonato l'idea perchè sarei additato a vita come quello che ha mandato a fuoco il laboratorio. Non si può dire lo stesso invece della mia gloriosa e indimenticabile prestazione al trofeo di calcio saponato organizzato dagli studenti dell'università. Di solito il mio ruolo è il portiere, quello che corre meno e si veste meglio, ma evidentemente il Dio del Calcio aveva deciso che era giunto il mio momento. Francesco a giocare è così scarso che è stato relegato in porta e quindi io ho avuto campo libero fuori dai pali, con Mario che mi copriva le spalle. Finte e controfinte, avversari che cadevano come birilli (d'accordo che c'era il sapone, ma i miei doppi passi sarebbero stati irresistibili in ogni circostanza), goal a raffica. Era significativo per noi come gli avversari colpissero più volte l'aria, o i residui di sapone, che la palla. Due tre gambe le hanno centrate però. La partita è stata piuttosto maschia, non posso negare le nostre difficoltà a sopperire alla loro miglior organizzazione di gioco e alla superiorità numerica a centrocampo, ma dopo un'aspra battaglia, facendo leva sul nostro orgoglio e sulla nostra infinita classe, siamo riusciti a ribaltare il risultato del pronostico. Abbiamo così battuto la squadra delle ragazze. 5 a 4. In realtà erano le più temibili perchè, chiaramente, le magliette bagnate e insaponate lasciavano intravedere le loro generose forme, e quindi... spero non ci sia bisogno di spiegarlo.

Permettetemi di aprire una piccola parentesi. Alcuni anni fa, ho passato un fine settimana a Riccione, per la fine di Agosto. Durante un'uscita pomeridiana in via Dante siamo stati fermati da un Pr de La Baia Imperiale. Se ve lo racconto è ovvio che quest'uomo ha regalato qualcosa di speciale. Anche in questo caso si parlava di ragazze in difficoltà. Davide, così si chiamava, e spero si chiami ancora, ci illustrò lo svolgimento di Miss Tutta Bagnata.

- Vi spiego come funziona, verso l'una i buttafuori prendono le cubiste e... per ridere... le buttano in piscina. Quando escono dall'acqua le ragazze hanno i vestiti tutti bagnati che aderiscono al corpo... e in particolare al seno... e quindi si vedono i capezzoli... e se vi piace applaudite... altrimenti potete ballare.

Non lo dimenticherò mai. La sua chiarezza nell'espressione, nella forma, nell'esegesi. Uno che non da davvero nulla per scontato, esplicita anche ciò che può essere benissimo intuito. Non vi è spazio per l'incertezza o per il "non detto" nel suo mondo.

Tornando al torneo, nalla partita successiva, contro una squadra nettamente più avanti di noi nella preparazione, abbiamo perso di misura, per congiure sia arbitrali che sacre. E' finita 11-1. La nostra unica segnatura è un'autorete, meritata però. La prestazione dell'intera squadra, durante il lungo torneo, rimarrà in ogni caso iridescente: ci siamo portati a casa tutti numeri di telefono delle ragazze sconfitte. Comincio a pensare che si fossero messe d'accordo per farci vincere, altrimenti, con la morte nel cuore, i numeri non li saremmo mai andati a chiedere.