lunedì, ottobre 23, 2006

Capitolo XLII - Madre Speranza

In effetti noi tre confidiamo che l’aereo atterri in ritardo, quanto meno per ammortizzare il nostro inconveniente. Cioè, pensavamo ci si mettesse meno in macchina da Modena a Bologna. Ecco, se vi interessa, non è così. Non sono 10 minuti.
Per fortuna l’aereo è effettivamente in ritardo. Seduta in un angolo c’è una signora che avrà sessant’anni, legge. Il libro è “…Pane e sorriso di Dio”, di Madre Speranza. In copertina, a risaltare su uno sfondo amaranto c’è una specie di incrocio tra Suor Germana e la Sora Lella, deve essere questa Madre Speranza. Tiene in mano due pagnotte di pane e sorride, in maniera contenuta. La signora, dandomi del lei, mi chiede se aspetto una ragazza, io le rispondo che in realtà sì, ma non la mia. Mi dice che è originaria della calabria, e poco prima che io pensi “e a me che cazzo me ne frega”, mi gela con questa frase:
- Sa, aspetto mia nipote, io abito in Svizzera, ma mi trovavo a Bologna per incontrare una mia amica di vecchia data, così, quando ho saputo che la mia nipotina prediletta doveva arrivare, ho pensato di farle una sorpresa.
Svizzera e nipotina sono le due parole più inquietanti.
- Ma sua nipote è svizzera?
- Sì.
- Si chiama per caso Charlotte?
La signora mi fissa e prima che possa proferire verbo le accenno il fatto che, ehm, sono venuto a prendere sua nipote. Di fianco a me ci sono già Gianluca e Federico, che prima sorridevano con me per il libro, ma adesso hanno già lo sguardo serio di chi, malgrado tutto, ormai è fottuto.
La signora vuole conoscere qualcosa di noi, teme suppongo per l’incolumità della nipote.
Dopo due domande, nemmeno troppo imbarazzanti, si mette a chiederci se siamo mai stati al santuario di Madre Speranza. Breve consulto. No, non ci siamo mai stati. Ci chiede perché. Ehm, non lo sappiamo. Ci dice di andare, che poi ci vorremo tornare. Non depone a favore questa cosa, anzi mi spaventa.
- Beh, ma si può incontrare Madre Speranza dal vivo?
- No, no, giovanotto. E’ morta nel 1983.
- Ah, pensavo toccasse prima a tutti noi.
A questo punto ci dovrebbe essere una specie di risatina, perché è evidente la battuta formulata sul detto “la speranza è l’ultima a morire”.
C’ho riflettuto a lungo, non è proprio immediata come battuta.
Salta fuori che questa signora si è in pratica fatta tutti i santuari d’Europa, e periodicamente si rifà il giro, non sia mai che ci sia qualche novità. Ci tiene però a specificare che a Collevalenza torna più di una volta l’anno, ovviamente perché c’è il santuario di Madre Speranza. Dice che in ogni caso, se non abbiamo tempo, basta pregare San Gabriele. Può bastare, dice.
Io però dubito di avere tempo.
Non capisco perché continui a rivolgersi a tutti e tre, ma guardando solo me. Mi dice che i libri di Madre Speranza sono tutti o quasi tradotti in più di una lingua, in particolare il rumeno.
Non lo so perché il rumeno, si vede che lì ci credono molto.
Aggiunge che Madre Speranza è “venerabile” dal 23 Aprile del 2002. Prima cos’era, chiedo.
La signora è stupita, aggrotta le sopraciglia e poi spiccica parole come “beh, normale”.
Da “normale” a “venerabile” il passo non deve essere breve, come quando uno parte cintura bianca a karate e vuole arrivare alla nera. Ci vogliono anni di duro lavoro. Invece di urla sprezzanti, calci e pugni all’aria, Madre Speranza deve aver fatto molte cose che rendono “venerabile”, tipo camminare sui vetri, o parlare con gli animali. No, parlare con gli animali è già da livello superiore, quello rende santi. In ogni caso io pensavo “venerabile” fosse solo un aggettivo per gli antichi maestri di arti marziali, tutti rigorosamente cinesi, coreani e giapponesi. Non è così, assicura la signora. Madre Speranza è sicuramente venerabile, c’è un processo dietro, è una cosa seria, assicura.
Mi racconta che la suddetta María Josefa, a.k.a. Madre Speranza, da bambina, ha fottuto un parroco sostituto, facendogli credere che la suddetta, pur avendo solo 8 anni poteva prendere la comunione, e il tutto dopo aver bevuto caffè-latte e cioccolato. “Ha rubato Gesù”, tuona la signora, sorridendo. Il parroco sostituto in compenso non doveva essere un gran osservatore.
La signora mi racconta di tutti gli spostamenti di Madre Speranza, che tipo, ad un certo punto desiderava diventare santa, influenzata da Santa Teresa. Quindi ha preso e si è messa in viaggio per tutta la Spagna e ha scelto un nome più figo, da santa, “Esperanza de Jesús Agonizante”. E ditemi se non fa tutt’altro effetto.
E’ arrivato l’aereo.

4 Comments:

Blogger Leonardo Ha Detto Di Me

E' molto bello. Bravo.

12:39 AM  
Anonymous Anonimo Ha Detto Di Me

ma tipo le scrivi tu o le copi e incolli?

6:12 PM  
Anonymous Anonimo Ha Detto Di Me

Chi è il tuo pusher???Sembra uno bravo...

7:02 PM  
Blogger Narc Ha Detto Di Me

le scrivo io, tranne ovviamente "meglio di uno specchio" che è una canzone dei massimo volume, è di clementi quel testo.
in ogni caso, chiedo scusa per alcune ripetizioni, nella versione definitiva le ho corrette, ma non avevo voglia di ripubblicare.

8:15 PM  

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