sabato, gennaio 13, 2007

Capitolo IL - Natural Born Killer

Valeria abita in un condominio poco fuori Milano. Gli inquilini sono in ordine:
Commercialista con annessa famiglia
Tre sorelle zitelle e circa tutte sui 70/80 anni
Lei e la sua famiglia
Un professore di matematica e la moglie professoressa di Italiano
Un ingegnere piuttosto silenzioso, due figli, una moglie
Un pilota di aerei che ovviamente non è mai a casa con la famiglia
Durante una riunione di condominio di un paio di anni fa è successo il fattaccio.
Riunione di condominio. Le tre zitelle sono capeggiate dalla capobranco di 82 anni circa. Si ostinano a non voler riassettare il giardino. Si discute con tranquillità. La signora attempata non ne vuole sapere. Le sue motivazioni sono piuttosto forti: a che ci serve un giardino?
Il resto degli inquilini vorrebbe fortemente un bel giardino pulito e potato, che insomma dia un tono all’ambiente. Per circa 7 volte hanno dovuto rinunciare. La signora è irremovibile.
- Questo giardino è solo un vostro puntiglio, non serve a niente di niente. A voi non interessano le cose utili, siete solo buoni a impuntarvi su delle minuzie che certo non migliorano la vita di noi condomini.
Le signore che compongono questa old gang sono le sorelle dell’amministratore, quindi il loro peso politico risulta determinante. Valeria assicura che tutti stanno pregando schiattino, anche se non è una bella cosa da dire.
L’ingegnere del terzo piano chiede un minuto: “Vado su un attimo a prendere una cosa e torno subito”.
Un minuto dopo si riapre la porta.
Entra quest’uomo con un bandana legata sulla fronte alla Rambo, canottiera, jeans e anfibi. La camicia di ordinanza che aveva poco prima l’ha lasciata sopra, in compenso ha in mano una mazza da Baseball. Si sentono nell’aria parole profetiche.
- Hai rotto i coglioni!
Un colpo secco e potente sul cranio della povera nonnina di turno. Un fiotto di sangue si sparge sul pavimento. Urla e schiamazzi. L’uomo getta la mazza a terra.
- Tranquilli ho già chiamato l’ambulanza prima di entrare. Scusatemi, ma non ce la facevo proprio più. Eddai, è una rompicoglioni!

Valeria assicura che la nonnina si è salvata, e ora c’è tutta la pesante macchina della giustizia in funzione per risolvere il caso. Viene confermata comunque da più parti che si trattava di una nonnina davvero insopportabile.
Una domanda mi sorge spontanea.
- Ma il giardino alla fine l’avete rimesso a posto?
- Sì sì, mentre era in ospedale, le altre due non hanno avuto il coraggio di opporsi.

Tutto è bene quel che finisce bene. Direi.

martedì, gennaio 09, 2007

Capitolo XLVIII - Il Caffé Rende Nervosi

A casa è tutta una desolazione, c’è ancora il cartone della pizza di due giorni prima. Ho finito l’acqua minerale e bevo quella del rubinetto. Leggo un po’ di quel dannato libro che dovevo finire, faccio zapping in tv fino a quando è ora di dormire. Il sonno non mi coglie mai d’improvviso, diciamo che ci vuole almeno mezz’ora. Il problema è il solito. Dormo poco.
Quando suona la sveglia sono sempre distrutto e oggi non fa eccezione. In qualche modo sul tram ogni giorno che passa siamo esponenzialmente di più. In assoluto la cosa che adoro di più è la vecchietta che entra e vuole assolutamente timbrare il biglietto: è salita dalla parte opposta rispetto all’obliteratrice. Il guaio è che nessuna vecchietta al mondo, dio la scampi, non timbrerà il biglietto salita sul tram. Si fa largo tra tutto e tutti e dopo circa 20 minuti di dolore inflitto a chi di turno la deve far passare timbra. E qui scatta il genio. Non può restare lì, deve tornare al suo posto. Io mi chiedo, che cazzo ti cambia! Cosa cazzo cambia se stai lì! Perché devi far spostare tutti di nuovo? Sarà che è gente fredda, sarà che non c’è il mare a Milano, la nonna se ne sbatte i coglioni di tutto e tutti e ritorna al suo posto, con una sfilza di accidenti tirati dietro. E vada anche la metro, lì almeno nessuno cerca di timbrare sui convogli. Dopo un altro tram sono arrivato.
Il mio meritato caffé, dov’è il mio meritato caffé?

- Ehi, anche tu qui?
Questa o è fortuna o è persecuzione.
- Eh sì, tutte le mattine
- Io solo Martedì, Mercoledì e Venerdì
- Sì beh anche io, era per dire, tutte le mattine.

Valeria oggi ha jeans diversi da quelli di ieri e una camicetta crema, non le so le marche, ma saranno sicuramente famose.
Prendiamo il caffé insieme, lei un cappuccino per la precisione. La stanza è vuota, vuoto proprio pneumatico. Quello che dico rimbomba così tanto da farmi venire voglia di stare zitto, lei invece parla senza accorgersi di niente, ride di una sua battuta, non era un granché. Ci sono gli schermi piatti alle pareti che mandano a rotazione sempre gli stessi video. La pubblicità ormai risulta quasi piacevole. Non so se vi è mai capitato di fare caso a quanto può essere influente la pubblicità, credetemi, lo è.
Avete mai notato che la colonna sonora di uno spot pubblicitario diventa immediatamente una hit? E le mode? Quante mode sono state lanciate dalla pubblicità? In realtà quando devono vendere qualcosa, l’invenzione, la trovata è tutto. Bisogna creare un bisogno. Non so voi, ma io dubito che per vivere sia necessaria la gomma da masticare, o che ne so, il lettore mp3. Non beh, il lettore mp3 sì. Ecco, questo è fare della grande pubblicità. Cambiare totalmente la gerarchia dei bisogni della gente. Fino a qualche anno fa, nessuno sentiva il bisogno di avere un lettore cd portatile, c’era il walkman. Poi in pochi anni, si è passato dal lettore cd da passeggio a quello ultrapiatto, a quello che leggeva i cd masterizzati come archivio dati, e con rapidità spasmodica si è giunti fino al lettore mp3. Ora chi torna indietro? E’ davvero vitale per noi il lettore mp3? No, non lo è. Anzi sì che lo è. Abbiamo soddisfatto tutti i bisogni antecedenti e ora per noi è vitale il lettore mp3, vabbe, restringo il campo, per me è vitale.
- Valeria, ti faccio ascoltare una canzone, non so se hai presente, Love Will Tear Us Apart…