lunedì, febbraio 26, 2007

Capitolo LII - Viaggio Al Centro Della Terra

Fuori c’è abbastanza freddo e per i primi 2 minuti non si parla.
- Beh?
- Aspetta…
Ad un certo punto Valeria cerca un lampione, come si fa a mosca cieca. Afferra il lampione e fa un mezzo giro usandolo come perno.
- Hai visto la margherita che hanno preso tutti?
- Ma nel senso una per tutti?
- No, nel senso che tutti gli indecisi l’hanno presa.
- Cosa mi devi dire?
- Ti voglio presentare una persona.
- Chi?
- Mio fratello.
- Abita con te?
- No, abita a poco da qui, ecco perché te l’ho detto, ci vorrei andare dopo cena.
- Boh, ok, non disturbiamo?
- E’ lui che ti vuole conoscere.
- Mi mette ansia…
- Superala.

La pizza la mangiamo in fretta e non è nemmeno particolarmente buona. Finisce che io salgo in macchina con Valeria e facciamo in pratica 5 minuti di viaggio.
Citofono, porta che si apre, scale, altra porta che si apre.
Non capisco ancora perché il fratello di Valeria mi voglia vedere.
- Piacere, Davide.
- Marcello.
- Adesso ti spiego.
- Ah, grazie.

Entriamo in cucina e lui mette a fare un caffè, la tv è sintonizzata su una replica di “uomini e donne“. Lui è lì lì per giustificarsi, ma lo anticipo.
- Lo guardo anche io.
- Fa ridere tantissimo
- Infatti.
- Ma Glauco?
- Ha scelto.
- Chi?
- Ho perso la puntata, purtroppo.

Dopo avermi versato il caffè prima di sedersi scompare dietro la porta a vetri zigrinati e torna con un vinile in mano.
Lo poggia sul tavolo.
Lo guardo un secondo, poi guardo lui.
- E’ originale. Autografato da tutti e 4.

Sono lì che non gli dico niente, immobile come pietra.
- E’ il ricordo più caro che ho. Era di un amico.
Davide avrà trent’anni al massimo. Vive solo in una casa curata e asettica, lui ha l’aspetto un po’ trasandato, ma l’ora non lo aiuta di certo. Non può essere suo quel vinile, quel vinile è dell’80.
- E quest’amico?
- Incidente stradale diversi anni fa.
- Era più grande di te?
- Sì quasi 10 anni, in realtà lo conobbi perché uscivo con sua sorella. Poi sua sorella l’ho mollata, ma lui è rimasto.
- Sì ma avevi detto che mi dovevi spiegare no?
- Giusto. Ti ricordi di quando hai chiesto a Valeria di ascoltare...
- Ah, quindi te l’ha detto etc?
- Esatto. Pensavo fosse interessante farti vedere questa copertina, questa immagine.
- E’ stata una bella sorpresa.
- Ah, comunque mia sorella non ti vuole.
- Capisco.
Silenzio.
- Era un test, vero?
- No.
- Capisco.
Silenzio.
- Non aveva il coraggio di dirlo lei?
- No, è che so com’è fatta e volevo evitare che ci rimanessi in mezzo.
- Ma a me non piace, cioè, bella ragazza ma non c’è niente di particolare da parte mia.
- Perchè sono intervenuto in tempo.

Andiamo in salotto, ed è tutto pieno di dischi. Deve essere questo il vero motivo della visita, quella di prima era una parentesi.
Valeria beve una pepsi direttamente dalla lattina, è così avida che appena si ferma per riprendere fiato ha gli occhi rossi e le narici dilatate.
Io e Davide parliamo un po’ e lui sembra contento di potersi rivolgere a qualcuno come se fosse stato per anni su un’isola deserta. Alle pareti è appesa la locandina di Blow Up e dall’altra parte della stanza c’è una foto incorniciata di Audrey Hepburn.
Alla fine mi lascia andare e mi saluta affettuosamente, prometto che lo ritorneremo a trovare.
Mentre facciamo le scale per uscire dalla palazzina mi rivolgo secco a Valeria.
- Sembra piuttosto solo tuo fratello.
- Esattamente come te, è per questo che ti ho portato qui.

martedì, febbraio 20, 2007

Capitolo LI - Special Guest

In pizzeria c’è questa sorta di mega tavolata nella quale riconosco circa 20 persone. E’ un’ottima media. Quella che è seduta di fianco a me non so chi sia. Di fianco a sinistra. Mi è toccato il posto a capo della tavola, perché sono arrivato in ritardo. Francesco sta alla mia destra e fa il cretino con questa. Dopo circa 20, e dico 20, minuti me la presenta. Si chiama Isa, fa scienze giuridiche ma è amica di qualcuno e quindi è stata invitata anche se non fa parte della classe. Parla di suo fratello in maniera terribile e quindi mi inserisco nella conversazione.
- Non deve poi essere così terribile, voglio dire, è pur sempre tuo fratello, sopporta no?
- Per la precisione non è mio fratello, ma fratellastro.
- Genitori divorziati?
- Beh, è un po’ più complicato di così…
Qui vi consiglio di prendere appunti, davvero. Io l’ho fatto alla terza volta che mi ha spiegato l’albero genealogico e lì ho capito, è sul serio un po’ più complicato di così.

Allora, da parte materna.
La madre di Isa è la figlia di una signora milanese ormai vedova. Però due volte. Dal primo marito ha avuto appunto la madre di Isa. Morto il primo consorte si è risposata con un industriale, anch’egli vedovo e si è messa a posto per la vita.
Da parte paterna.
Il padre è figlio di un artista che lei assicura essere abbastanza famoso e una signora ormai di mezz’età. I due sono divorziati.
La famiglia di Isa.
I suoi genitori hanno 3 figlie, evidentemente non contenti del casino antecedente hanno divorziato. Ci sto pensando adesso, forse era per tradizione. La madre di Isa si è risposata e ora Isa e le altre 2 hanno un fratellastro.
E abbiamo chiuso il cerchio.

Nei diffusori del locale risuona Blue Train di Coltrane ma sono l’unico a prestare attenzione a questa cosa. Gli altri scelgono la pizza. Non so se a voi capita di far caso a questa cosa: c’è gente che legge il menù per ore e poi quando arriva il cameriere ordina la margherita. Non ho niente contro la margherita come ancora di salvataggio, però cazzo, non vedo la necessità di chiedere consigli addirittura al cameriere. Voglio dire, io chiedo consigli ai vicini, ma poi prendo la pizza più complicata che appaia sul menù, è un rito rigoroso. Valeria ha preso una pizza con il salame piccante e sorride dall’altra parte del tavolo. Mi dice qualcosa solo con il labiale ma non riesco a capire cosa dice. Poi si posa l’indice davanti alle labbra e infine mi sorride con gli occhi.
Si alza e mi viene vicino.
- Andiamo a fumare, fuori.
- Era questo, quello che mi stavi cercando di dire?
- No, ma siccome non hai capito andiamo a fumare, fuori.

domenica, febbraio 11, 2007

Capitolo L - Settimo Cielo

Ogni 15 minuti guardo l’orologio per ingannare il tempo, però le lancette avanzano solo di 5 minuti a sguardo, il che rende tutto più difficoltoso.
Sono giunto a casa un po’ in ritardo e quindi non ho fatto in tempo a guardare Studio Aperto, che, parentesi, è assolutamente il varietà che preferisco, anche se mi fa salire la bile.
In compenso in tv c’è Settimo Cielo.
Per chi di voi non fosse affezionato a questa serie semplicemente bellissima consiglio vivamente di sintonizzarsi nel primo pomeriggio su Italia 1. Se state leggendo questa cosa e temete che ormai sia un telefilm morto e sepolto vi sbagliate, sicuramente ci sono le repliche, anzi, penso non esistano puntate in prima visione di quel telefilm.
Sostanzialmente si tratta delle vicissitudini di una famiglia americana alle prese con i drammi di tutti i giorni. Il padre è un pastore protestante, e a giudicare dall’ingente numero di figli che si trova a mantenere, deve essere uno molto ligio ai dettami religiosi. La moglie è una bacchettona terribile, signora di mezz’età che non so perché a me ricorda la Thatcher. I figli sono nell’ordine: Matt, un tipo belloccio che è un pezzo di pane e, quando lo guardavo al liceo, studiava in università, mentre ora fa tipo il medico o il tirocinante, non ho capito bene; Jessica Biel, Mary, che, insomma, sembra il demonio tentatore in quella famiglia; Lucy, una ragazza tranquilla che è sposata con un poliziotto; Simon, a.k.a. il teppista, lo si capisce anche dallo sguardo truce; Rutie, bambina pestifera; e il cane Happy. Segnalo una chicca, nella sigla del telefilm Happy viene presentato sotto il nome: “Happy” As “Happy”, nel senso che si chiama effettivamente Happy il cane, non è un nome di finzione. Nelle serie recenti come se non bastasse tutta sta gente da mantenere sono arrivati anche due gemelli, e poi oltre un milione di persone che hanno passato anni sotto il tetto della famiglia Candem.
Sostanzialmente il plot di ogni episodio tocca qualche tema scabroso, tipo il sesso o la droga, e da suggerimenti stile Cardinal Ruini. La cosa divertente è che di solito i figli fanno quello che cazzo gli pare, e pure se prendono costantemente dei pali in pieno volto, continuano a disobbedire. La disubbidiente per eccellenza è Jessica Biel che, non a caso, finito lo show (perché sì, purtroppo è stato cancellato, ma solo in america eh) ha posato senza veli per metà delle riviste patinate americane. L’ira degli ascoltatori si è accanita su di lei, e penso anche quella divina.
La bellezza di questo telefilm è il buonismo che ne traspare. C’è così tanto buonismo in quella cazzo di serie che ti verrebbe voglia di portarli tutti a Guantanamo per mettere alla prova la loro fede. Sono sempre più convinto che Settimo Cielo non sia altro che una sorta di messaggio subliminale inventato dalla chiesa per inculcare nella testa dei poveri miscredenti quanto sia bello essere cattolici. Voglio dire, magari lo è, però insomma, non così tanto.
Sono convinto che se mai esistesse una stanza 101 in quel cazzo di telefilm sarebbe piena di omosessuali e coppie etero che si scambiano effusioni.
Già me la immagino la signora Candem che urla a squarciagola: “Basta, basta, fatelo a Julia! Fatele vedere cosa succede a essere promiscui, a fare sesso prima del matrimonio!”
“ Signora sua figlia si chiama Mary”
“ Non è mia figlia, è una puttana che accidentalmente abitava da noi!”