La cena in famiglia è una di quelle cose che eviterei volentieri, sempre. La disposizione scelta per stasera è a dir poco sconveniente. Ogni ragazza di fronte al suo uomo. Il fatto è che questo genere di nefandezze sono comuni a casa mia, e non riesco mai a oppormi. Avrei dovuto impuntarmi su un tavolo rotondo invece di accettare passivamente questo rettangolare. Non so se il problema si sarebbe risolto, ma il tavolo sarebbe stato più signorile credo. Tutto quello che ha preparato Lucia è buono. Non mangiavamo così da giorni. Io e Martina non ci siamo scambiati che un paio di parole di cortesia e poco altro, non mi ha chiesto nemmeno il sale. Tutti lo stanno notando e la cosa non fa che aumentare l'aspettativa per la prossima conversazione. Restiamo in silenzio per tutto il tempo, decisi come siamo, a farci compatire. Charlotte e Gianluca invece sembrano decisamente a loro agio. Lei è la principessa della serata. Gianluca non fa altro che da spalla al mattatore. La svizzera racconta di tutti i suoi ridicoli trascorsi di gioventù, poco particolari, ma davvero tanto divertenti dopo la sua rielaborazione. Mi ha colpito in particolar modo la narrazione dell'incontro con sua nonna in aeroporto. Io ero presente e non mi ricordavo potesse risultare così comico. Sento la necessità di interrompere questa cena con una sigaretta, da noi si fuma solo sul balcone. Lasko mi raggiunge, suppongo per dirmi qualche frase fatta.
- Non ci sei molto portato eh?
- Per cosa?
- Per vivere intendo.
Avevo ragione, avevo proprio ragione. Non pensavo guardasse ancora Anime, non alla sua età almeno.
- Senti, che ci devo fare? L'ho chiamata, ma non sento di doverle dire niente.
- Ma non vuoi dirle niente o non sai cosa dirle?
- Entrambe le cose.
- E' scortese invitare qualcuno e non parlargli, no?
- Ho fatto cose molto più scortesi. Ti ricordi quella volta ad Harrods?
- Quando sei passato involontariamente davanti ad una signora che scattava fotografie a quella sorta di mausoleo in memoria di Dodi e Diana?
- Beh, non era involontariamente.
- Ok, forse quello era un comportamento più scortese, ma questo è decisamente più stupido.
- Non so che farci, stasera va così.
- Parlale.
- Quando?
- Ora.
Si allontana, e nell'esatto istante in cui lui rientra, vedo spuntare la chioma di Martina. A questo punto accendo la sigaretta, così almeno avrò modo di fare qualcosa mentre fingerò di ascoltarla. Lei come al solito allunga la mano nel pacchetto di marlboro light e ne prende una. Non me le ha mai chieste, se non proprio agli inizi: la forza dell'abitudine. Solo lei non ha mai avuto bisogno di chiedere o spiegare, ci conosciamo, e basta a entrambi.
- Perchè non mi parli stasera?
- Perchè tutti sono curiosi di sapere cosa ti dirò.
- Tutti sono curiosi anche di sapere cosa ti risponderò.
- Infatti non mi rispondi.
- Non domandi.
- Senti, non voglio annoiarti, non credo ci sia molto da dire, non ho novità di rilievo e non mi interessano le tue.
- Perchè mi hai invitato?
- Perchè hanno insistito gli altri.
- Non sei il tipo da invitare qualcuno ad una cena del genere solo perchè è una scelta caldeggiata da altri.
- Beh volevo dividere il supplizio con qualcuno e ho pensato fossi la più meritevole.
Le strappo un sorriso, poi riattacco.
- Lo sai anche tu qual è il motivo.
- Ero l'unica che potessi chiamare.
- No, eri l'unica che volessi chiamare.
Mi da un bacio sulla guancia e se ne va. Ha finito la sigaretta prima di me, io parlo troppo.
- Non ci sei molto portato eh?
- Per cosa?
- Per vivere intendo.
Avevo ragione, avevo proprio ragione. Non pensavo guardasse ancora Anime, non alla sua età almeno.
- Senti, che ci devo fare? L'ho chiamata, ma non sento di doverle dire niente.
- Ma non vuoi dirle niente o non sai cosa dirle?
- Entrambe le cose.
- E' scortese invitare qualcuno e non parlargli, no?
- Ho fatto cose molto più scortesi. Ti ricordi quella volta ad Harrods?
- Quando sei passato involontariamente davanti ad una signora che scattava fotografie a quella sorta di mausoleo in memoria di Dodi e Diana?
- Beh, non era involontariamente.
- Ok, forse quello era un comportamento più scortese, ma questo è decisamente più stupido.
- Non so che farci, stasera va così.
- Parlale.
- Quando?
- Ora.
Si allontana, e nell'esatto istante in cui lui rientra, vedo spuntare la chioma di Martina. A questo punto accendo la sigaretta, così almeno avrò modo di fare qualcosa mentre fingerò di ascoltarla. Lei come al solito allunga la mano nel pacchetto di marlboro light e ne prende una. Non me le ha mai chieste, se non proprio agli inizi: la forza dell'abitudine. Solo lei non ha mai avuto bisogno di chiedere o spiegare, ci conosciamo, e basta a entrambi.
- Perchè non mi parli stasera?
- Perchè tutti sono curiosi di sapere cosa ti dirò.
- Tutti sono curiosi anche di sapere cosa ti risponderò.
- Infatti non mi rispondi.
- Non domandi.
- Senti, non voglio annoiarti, non credo ci sia molto da dire, non ho novità di rilievo e non mi interessano le tue.
- Perchè mi hai invitato?
- Perchè hanno insistito gli altri.
- Non sei il tipo da invitare qualcuno ad una cena del genere solo perchè è una scelta caldeggiata da altri.
- Beh volevo dividere il supplizio con qualcuno e ho pensato fossi la più meritevole.
Le strappo un sorriso, poi riattacco.
- Lo sai anche tu qual è il motivo.
- Ero l'unica che potessi chiamare.
- No, eri l'unica che volessi chiamare.
Mi da un bacio sulla guancia e se ne va. Ha finito la sigaretta prima di me, io parlo troppo.